Roma FF14 – Preapertura: Maleficent – Signora Del Male, Tra Ecologia, Pedagogia e Populismo

Roma FF14 – Preapertura: Maleficent – Signora Del Male, Tra Ecologia, Pedagogia e Populismo

Che cos’è, davvero, Maleficent – Signora Del Male? Alcuni, confrontandosi anche con Michelle Pfeiffer ed Angelina Jolie, intervenute in conferenza stampa, hanno provato a leggere il film come opera profondamente ecologista; altri hanno posto l’accento sulle influenze neofemministe che innervano il film e sul girl power, vuoi anche perché le due protagoniste ricalcano quelle “donne forti” che piacciono molto al cinema di massa. Sicuramente siamo tutti d’accordo che, dietro al nuovo blockbuster targato Disney, Maleficent – Signora Del Male, le componenti Green e femministe siano preponderanti, anzi addirittura palesi. Ma proprio per questo, siamo sicuri che questi due aspetti non siano solo la superficie del film?

Tra tutti i remake live action degli ultimi anni, i due film che riportano sul grande schermo la fiaba de La Bella Addormentata Nel Bosco, rispetto ad altri come il più recente Re Leone o Il Libro Della Giungla, per citarne solo alcuni, sono sicuramente, a livello di storyline, i meno canonici e meno evidentemente simili ai loro predecessori animati. Se Il Re Leone riprende quasi frame by frame l’originale (allungando qualche tempo e concedendosi delle libertà che non dovrebbe, almeno nell’adattamento italiano), i due film su Maleficent, già dal titolo, dimostrano un cambio di rotta marcato nel trattare il materiale, lavoro che li avvicina quasi di più a quello che attua Tim Burton nei suoi due film Disney (Alice in Wonderland e Dumbo).

Il primo Maleficent ci aveva mostrato come, a differenza della fantasia animata, nella concretezza, nella vita vera, i personaggi trattati non siano solo bianchi o neri, buoni o cattivi, ma che ognuno è portato ad agire in maniera diversa a causa di sfumature della sua psicologia che non sempre è dato conoscere. Questo secondo capitolo porta a compimento il ragionamento che era stato già sviluppato in fase embrionale nel primo film, un approccio che rima con l’ambiguità dell’agire umano e con l’impossibilità di definire con chiarezza il punto di vista corretto per raccontare una storia.

Nel caso del film “La Bella Addormentata Nel Bosco la risposta era semplice: uno scrittore e poi un regista hanno scelto gli schieramenti e poi preso le parti di uno di essi; allo stesso modo, nel primo Maleficent, un altro regista ha preso le parti dell’altro schieramento, raccontando anche la parte della storia che, fino a quel momento, non aveva interessato nessuno, quella della strega, quella della villain.

È proprio questo lo spunto che organizza la storyline di questo secondo capitolo.

Dalle prime sequenze della pellicola sembra che, nonostante la storia di Maleficent sia stata raccontata mettendone in luce gli aspetti positivi e amorevoli, gli umani hanno ancora paura di lei e dei suoi poteri. Come se neanche l’evidenza dei fatti possa essere più forte delle suggestioni delle storie. Storie che, nel corso del film, capiamo essere state alimentate dalla regina Ingrid (Michelle Pfeiffer) al fine di vendicarsi di un torto subito dalle fate quando era bambina. Tutto il film si snoda e prende vita dalle storie raccontate per spaventare il popolo, da vere e proprie fake news che finiscono per coinvolgere anche l’interessata costringendola a reagire, passando dalle provocazioni ai fatti. Novella spin doctor antelitteram, Ingrid finisce anche per dirottare i significati canonici della fiaba tradizionale a proprio favore: viene ad esempio lasciato intendere che Maleficent ha stregato il padre di Filippo per vendetta, quando poi si scoprirà essere stato punto col fuso dell’arcolaio dalla stessa regina per far sembrare Maleficent colpevole.

Come in quasi tutti i blockbuster, dove le azioni sono indirizzate dai dialoghi tra i personaggi, anche qui l’agire è manovrato dalla parola. A differenza di altri casi, tuttavia, qui le parole non sono solo uno strumento, ma agiscono in maniera attiva con il contesto spettatoriale. Storie e leggende si uniscono per creare schieramenti di pensiero diversi, si radicano negli altri personaggi del film e nello spettatore, finché l’evidenza delle azioni smentisce tutto quello che abbiamo pensato di sapere fino ad un momento prima.

Maleficent e Ingrid sono i capi di due fazioni opposte, che si contendono il bene del mondo, perlomeno quello che loro credono tale.

Non a caso, durante le interviste, è venuto fuori il termine “ecologia”. È questo il terreno di gioco dello scontro contemporaneo, e come nel film ogni schieramento ha il suo leader che, elevandosi sugli altri, crea la propria storia per screditare l’avversario e renderlo “cattivo” agli occhi dei propri seguaci e di quelli di opinioni opposte. Le parole assumono qui un potere incredibile, legata a doppio filo al destino, alla vita e della morte di tutti. La promessa che Maleficent li libererà dall’esilio in cui sono stati costretti, ergendosi tra i suoi simili come la nuova Fenice della leggenda, porta tutta la popolazione magica a intraprendere la guerra che, senza il comando di un leader carismatico, avrebbe portato ad una sconfitta sicura, risolvendosi invece con una vittoria.

Se la battaglia per il mondo in Maleficent è stata vinta dagli alberi, per noi il destino è ancora da scrivere, anche se sembra già deciso verso la rovina. Recuperando la sua funzione educativa, che era propria dei primi classici Disney, il film si propone di parlare a tutti, piccoli e grandi, per mettere in luce il tema più discusso del momento. Ma soprattutto incita lo spettatore a porsi delle domande, soprattutto a scegliere, tra le parole a vuoto dei tanti leader contemporanei che parlano di ecologia come se parlassero di altro, così da comprendere da solo, consapevolmente, da che parte stare.

Il livello della recitazione è molto buono, le attrici trovano le radici profonde dei loro personaggi, creando un bel contrasto tra loro che regola tutta la vicenda. Gli effetti visivi sono quasi sempre ben realizzati, anche se, nonostante sia stato già utilizzato nel primo capitolo, si sente la mancanza del corvo trasformato in drago, qui rimpiazzato da uno strano orso col becco di corvo, forse una licenza eccessiva. Il film però si lascia apprezzare e non annoia mai, offrendo non solo il suo messaggio al pubblico, ma anche qualcosa di nuovo da vedere e qualche sorpresa, altrettanto di altri suoi simili non si può dire.

In conclusione, si può dire che Maleficent è un film ecologista? Si, ma attenzione, se il campo di gioco è l’ecologia, il film ci sta dicendo di schierarci, dalla parte di chi sta a noi deciderlo, ma la chiamata alla presa di posizione su questo argomento è ormai arrivata, non c’è più tempo per restare a guardare mentre chi comanda decide per noi.

Sabrina Podda

Sabrina Podda

nata nel ’92, incontra il cinema fin dall’infanzia, che da fedele compagno di crescita diventa motivo di vita e introspezione; laureata in cinema con una tesi sull’evoluzione della stop motion nei film di Tim Burton, aspira a diventare regista di storie non ancora raccontate e di quelle già narrate, offrendone un nuovo punto di vista; collabora con Liberando Prospero per offrire prospettive interpretative alternative sui film altrui e nuovi spunti di riflessione attraverso le proprie realizzazioni; a tal proposito, dà vita alla Firefly Productions, una nuova realtà che farà luce nelle zone buie della ripresa video (cinematografica e non), illuminando prospettive finora mai realizzate.

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