Appunti Dalle Piattaforme #5 – Asteroidi, Figlie e Sovrani

Appunti Dalle Piattaforme #5 – Asteroidi, Figlie e Sovrani

Spunti e suggestioni a partire dai titoli delle maggiori piattaforme streaming che ogni mese attireranno la nostra attenzione, siano essi legati alle ultime uscite o recuperi più o meno tardivi.

The Tragedy Of Macbeth (2021, Joel Coen)

Rigoroso, appassionato, ma a Joel Coen interessa sopratutto ragionare su Macbeth in rapporto alla galleria di personaggi tragici del suo cinema, più che riflettere sulle questioni linguistiche legate all’adattamento del testo Shakesperiano.

Ma così le figure spiccano pericolosamente rispetto allo sfondo, gli spazi risultano inerti e questo Macbeth pare più efficace in quei momenti che lo avvicinano al cinema, più che al teatro, negli improvvisi primi piani, nel montaggio alternato dell’omicidio di Duncan, nella drammatica sequenza della strage della famiglia di MacDuff.

Peccato che il film “si faccia cinema” solo poche volte.

Disponibile su Appletv

Shiva Baby (2020, Emma Selingman)

Forse più efficace come horror domestico, retto dagli sguardi dentro e fuori dal quadro (quelli degli invitati che scrutano Danielle, ma anche lo sguardo terrorizzato che la protagonista lancia alla bimba del suo amante non appena entra in scena, quasi a trattarla come un mostro terrificante è straordinario), che come commedia quasi di formazione.

Il problema, a mio parere, è che Shiva Baby rimane comunque vittima del suo meccanismo a orologeria, costantemente proteso a far montare e sfogare la tensione, ma molto più centrato quelle rare volte in cui disattende le attese del pubblico, concentrato a costruire complesse, asfissianti scene corali, ma più interessante quando riduce il tutto a minimali duetti.

Lo trovate su Mubi

Don’t Look Up (2021, Adam McKay)

Il film da gara di Adam Mckay è (prevedibilmente) una cosa a metà tra un bigino ed un best-of del suo cinema, pensato per essere il più nazionalpopolare possibile.

Nell’ultimo atto pare risvegliarsi un po’ ma a Don’t Look Up manca proprio la finezza satirica di altri progetti di McKay, è un film tutto in superficie, leggibilissimo, talmente diretto da risultare didascalico a tratti.

Lo trovate su Netflix.

Alessio Baronci

Classe 1992. È laureato in Letteratura, Musica e Spettacolo alla Sapienza e ha continuato imperterrito ad indagare il mondo delle arti specializzando in Spettacolo, Moda ed Arti Digitali. Folgorato sulla via della celluloide a nove anni, dopo aver visto "Il Gladiatore" di Ridley Scott, da quel momento fagocita film di ogni tipo mosso da due convinzioni: la prima è che tutte le arti sono in comunicazione tra loro e sono influenzate dal contesto culturale in cui nascono; la seconda è che poche forme d’arte hanno un solo significato, la maggior parte nasconde qualcosa di più profondo all'occhio di chi guarda. Scoprire "quel qualcosa", sempre, è uno degli obiettivi della sua vita. Quando sul finire del 2015 fonda “Liberando Prospero”, insieme agli altri membri del primo nucleo, lo fa con l’obiettivo di distruggere e ricostruire da zero il rapporto tra arte e pubblico, utilizzando ogni mezzo necessario allo scopo. Fa parte del team di autori del blog ed è "dramaturg" e performer del collettivo per quanto riguarda il versante delle esibizioni live.

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