Ludografie

Forse un azzardo, ma di certo uno di quegli azzardi di cui né noi, né voi, finiremo per pentirci. 

In un contesto socioculturale complesso come il nostro arrogarsi il diritto di salire in cattedra ed affermare che i videogiochi sono arte e, sopratutto, costituiscono momenti degni, meritevoli, di un approfondimento critico multidisciplinare complesso come complesso è il nostro approccio, affermare tutto ciò, sopratutto, ad una platea di persone comprensibilmente lontane da una sensibilità che vede nell’esperienza videoludica un momento di riflessione critica su quanto, anche in questo contesto, possa trovarsi l’arte. Più facile, dopotutto, liquidare il videogioco come un momento ludico fine a sé stesso, magari buono per chi non ha nulla da fare o da pensare.

Contrari a questa logica, crediamo piuttosto che il videogioco sia il medium in cui maggiormente precipitano professionalità diverse (registi, graphic-designers, game-designers, compositori, disegnatori e chi più ne ha più ne metta) e che quindi, conseguentemente, rimanda ad una complessità, magari nascosta, ma che certamente non può essere evitata o liquidata in poche battute. Lungi dal voler riflettere sulla pura esperienza ludica, in questo spazio interrogheremo il videogioco in termini di spunti narrativi, creativi, tematici e, sopratutto, proveremo a capire di volta in volta i punti di contatto tra questo medium e gli altri mezzi di comunicazione (e creazione artistica) a lui consanguinei, il cinema, la letteratura, l’arte dello storytelling, cercando di capire in che modo, tutto questo, finisce per influire con l’esperienza del giocatore.