Regista, Dove Sei? Pride, Prejudice And Zombies

Regista, Dove Sei? Pride, Prejudice And Zombies

Tra le storie sacre e intoccabili che la letteratura inglese ha prodotto in tutte le epoche, Orgoglio e Pregiudizio è sicuramente una di quelle. Quando Seth Grahame-Smith decise di adattare il classico di Jane Austen riambientandolo tra zombie e katane, il passo sembrava azzardato, ma quello che produsse ebbe un successo sensazionale.

La miscela tra costumi ottocenteschi, balli di nobili, arti marziali orientali e un nemico sempre affamato è stata curata fin nei minimi dettagli, rendendo credibili tutti gli aspetti e illuminando con una nuova luce una storia senza tempo. Visto che il passo fondamentale era già stato fatto, a chi volesse adattare il nuovo romanzo per il cinema il compito è stato non poco facilitato. Quello che molti si aspettavano, o almeno questi erano pronostici in cui i fan del libro riponevano le loro speranze, era una trasposizione fedele della fan-fiction di Grahame-Smith, ma non è quello che il regista e sceneggiatore Burr Steers ha deciso per il suo film, Pride+Prejudice+Zombies.

Still dal film “Pride, Prejudice And Zombies”

Il film racconta di un’epidemia di zombie scoppiata nell’Inghilterra ottocentesca che ha costretto i superstiti a sigillare il governo scavando un fossato intorno al perimetro di Londra, abbattendo tutti i ponti tranne uno.  Su questo sfondo, il colonnello Darcy arriva nell’Hertfordshire al seguito del suo amico Bingley e delle sue sorelle, in cerca di un rifugio dall’epidemia dilagante. Qui conoscono la famiglia Bennett, padre madre e cinque figlie esperte nell’arte del combattimento, di cui le maggiori, Jane ed Elizabeth, catturano, che prima chi dopo, l’attenzione rispettivamente di Bingley e Darcy. Tra scontri fra sopravvissuti e inganni, Londra cadrà preda degli zombie e sarà isolata, ma la vera minaccia, un nuovo esercito capeggiato dal neo-nonmorto Wicham, sta già marciando verso i protagonisti, ormai sposati e riconciliati, per cercare vendetta.

Passino i rimaneggiamenti sulla trama, su cui mi dilungherò nel dettaglio successivamente, perché ognuno può e deve raccontare la storia che vuole, ma anche a questo c’è un limite: è chiaro che tu, autore, puoi fare ciò che vuoi ma alcuni filoni portanti proprio non devono assolutamente essere sconvolti. Se Grahame-Smith sapeva che il grosso delle dinamiche di Orgoglio e Pregiudizio sono intoccabili, Steers non è della stessa opinione e fa letteralmente quello che vuole con trama, personaggi e tecniche di ripresa. Per vedere questo film non è necessario né aver letto i romanzi originali né aver visto le precedenti trasposizioni cinematografiche o televisive, tuttavia molte sequenze della prima parte del film risulterebbero del tutto slegate dal resto anche ai meno esperti del settore.

Probabilmente l’idea del regista era quella di realizzare una storia di zombie nuova e diversa in un periodo molto favorevole a questo settore, ed è incappato in questo romanzo che mischia alti sentimenti a scene di combattimento. Quello che era perfetto nel libro, nel film sembra un insieme di realtà contraddittorie e slegate l’una dall’altra. Tutto il primo tempo è composto di contrapposizioni tra la parte originale ottocentesca della storia e le scene di lotta con gli zombie. Se queste sequenze risultano interessanti e ben strutturate, le prime arrancano e rallentano il ritmo, rendendo la fine del primo tempo, con la scena della prima proposta di matrimonio tra i protagonisti totalmente incomprensibile. Alla luce dei primi cinquanta minuti di film, in cui sono state tagliate tutte le scene classiche in cui si mostra la nascita dei sentimenti tra i protagonisti, perché Darcy (Sam Riley-Maleficent) dovrebbe dichiarare amore per Elizabeth (Lily James-Downton Abbey)? In base a cosa si sarebbe innamorato? Se si escludono la scena della cattura delle mosche e quella della discussione su Cina e Giappone, quando si sarebbero incontrati per permettere la nascita di un sentimento? Il regista non è digiuno di film d’amore, avendone diretti due (17 Again e Charlie St. Cloud), perciò la domanda è: perché ha trattato così male un materiale che aveva già tutto per una buona riuscita? Che il fine fosse fare un buon film d’azione è chiaro, come si deduce dalla maggior accuratezza e precisione con cui la pellicola riprende dal secondo tempo, ma per privilegiare l’azione era proprio necessario penalizzare il resto?

Per dare un esempio pratico di quanto detto citerò la scena del ballo a Netherfield. Passi la presenza di Wicham dove non dovrebbe essere, la trama lo permette, ma la scena in se ha un metodo di ripresa già ampiamente codificato dai film precedenti che il regista conosce (in alcuni dettagli successivi si evince che Steers non ne è digiuno) dunque perché non adeguarsi? Mentre Elizabeth si guarda intorno nella grande sala la tradizione implicherebbe due scelte: attrice ferma e movimento di macchina fluido che la circonda riproducendone lo sguardo, oppure macchina ferma e l’attrice che le si muove intorno. Entrambe le scelte sono accettabili e già testate con successo. Un’alternativa meno banale è auspicabile, ma non una macchina da presa che arranca dietro l’attrice per riprenderne solo la schiena e brevemente il volto mentre guarda fuori campo, impallando lei e rendendo più difficile il compito dell’operatore che deve inseguirla. Una seconda scelta insensata.

Come già detto, la seconda parte del film, con battaglie e uccisioni scorre abbastanza fluida e godibile, finché in campo non entra Lena Heady (Game of Thrones) che interpreta Lady Cathrine De Bourgh, zia di Darcy e grande combattente nelle battaglie contro gli zombie. Con il presupposto di questo personaggio, cattivo fino al midollo e profondamente avverso ad Elizabeth, con un’attrice adatta a renderla il più malvagia possibile, che senso ha renderla una bambola che sta solo seduta sul suo trono? E perché chiudere ogni possibilità di futuri conflitti facendole rivelare la sua stima per Elizabeth, nemica giurata in ogni versione della storia? Passi far diventare il nemico numero uno Wicham al suo posto, ma chi conosce un minimo la storia non può che ribellarsi a questa idea, del tutto insensata e inconcepibile. Come dicevo in apertura, alcune cose non si toccano, e le dinamiche tra questi due personaggi femminili sono una di quelle.

Giacché ho accennato all’adeguatezza di Lena Heady, decisamente un potenziale non sfruttato, ad interpretare Lady Catherine, è utile fare qualche precisazione sul cast. Quella che sembrava la preoccupazione principale, l’inadeguatezza di molti attori ai loro personaggi, è risultata essere una delle poche scelte positive di questo film. Gli attori sono competenti e recitano con intelligenza, dimostrando di aver capito i personaggi e di essersene appropriati, andando a supplire la poca aderenza alle descrizioni austeniane (primo fra tutti Matt Smith che, nonostante la fisicità inadeguata al personaggio, rende Mr Collins proprio come l’autrice l’aveva pensato). Non eccellenti ma convincenti, esaltati dai magnifici costumi , circondati dalle location suggestive e dagli zombie ben truccati, ma spesso poco evidenziati.

Oltre a cast e costumi, il film ospita un paio di scene che anche i più intransigenti troverebbero ben fatte, come la già citata scena della prima proposta di matrimonio tra i protagonisti, con libri che volano insieme a calci e bottoni, vasi infranti e attizzatoi branditi come spade; in maniera opposta la scena della seconda proposta ospita, per la prima volta sugli schermi cinematografici e televisivi, il primo bacio della storia delle riprese tra Darcy ed Elizabeth, mai contemplata in nessun precedente (sono sempre inglesi dopotutto).

Still dal film “Pride, Prejudice And Zombies”

In conclusione, per un regista che riesce, nella seconda parte, a creare delle scene con sufficiente apporto sentimentale, come può aver tralasciato la prima metà del film e averla resa totalmente inefficace e assolutamente poco credibile resta un enigma. Allo stesso tempo resta poco comprensibile come si sia potuto puntare sulle gambe dotate di giarrettiera armata delle protagoniste e tralasciare del tutto il dettaglio che nella prima scena di combattimento con le cinque sorelle Bennett le lame dei loro coltelli restano immacolate e non c’è uno schizzo di sangue da nessuna parte. Non basta copiare la scena del lago di Colin Firth (Darcy in Pride and Prejudice per la televisione britannica) per indicare che si conoscono le trasposizioni precedenti per poi fare scempio di tutto il materiale, dall’originale al rifacimento. Certe storie sono immortali, non se ne può fare ciò che si vuole, soprattutto non così male. Il finale lascia intendere che un sequel sia possibile e, se proprio deve essere fatto, almeno si auspica che il livello della regia sia più attento e accurato. Per i fan una completa delusione, per chi si avvicina per la prima volta può essere un modo come un altro per impiegare due ore.   

Sabrina Podda

Sabrina Podda

nata nel ’92, incontra il cinema fin dall’infanzia, che da fedele compagno di crescita diventa motivo di vita e introspezione; laureata in cinema con una tesi sull’evoluzione della stop motion nei film di Tim Burton, aspira a diventare regista di storie non ancora raccontate e di quelle già narrate, offrendone un nuovo punto di vista; collabora con Liberando Prospero per offrire prospettive interpretative alternative sui film altrui e nuovi spunti di riflessione attraverso le proprie realizzazioni; a tal proposito, dà vita alla Firefly Productions, una nuova realtà che farà luce nelle zone buie della ripresa video (cinematografica e non), illuminando prospettive finora mai realizzate.

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